Giornali, TV, radio sono inondati da un cumulo di bestialità giuridiche, il che non stupisce a sol guardare il livello culturale, anche specialistico, dei rappresentanti del Popolo italiano (ma, a proposito, qual è? si è mai costituito? sono in molti a non esserne accorti). Rappresentanti di un'iperbole retorica che solo la finzione demagogica identifica nella somma dei singoli, consistendo invece, mutando continuamente forma, nella sparuta compagine dei Black Bloc, nelle centinaia di lanciatori di monetine, nei manifestanti, nei P5isti: il Popolo italiano è uno e plurale, in perenne ricerca di identità, non ancora rassegnato alla sua inesistenza. Ebbene sì, anzi no, il Popolo italiano non esiste, o meglio ne esistono almeno 5 o 6, classificabili in base a coordinate geografiche, latitudine di pensiero e longitudine di visione. Ma non è questo il motivo che, da indignado (non demitiano), spinge il cursore a correre sul display retroilluminato. è piuttosto l'abuso del diritto, una violenza da codice penale, perpetrato soprattutto da politici, che ben dovrebbero conoscere la realtà istituzionale, complici poco attenti watchdogs con il tesserino di giornalisti. Si sbandiera, anche da personalità acute e avvedute, dunque con un discreto gradiente di credibilità e suggestione, che l'incarico a Monti costituirebbe un'espropriazione della volontà popolare, un commissariamento del potere politico, etc. Va da sé che nessun serio costituzionalista avallerebbe (e non avvallerebbe come ho letto in una pagina di Italia Oggi, proprio Oggi) un'affermazione così erronea. L'incarico/designazione del PCM in pectore rientra tra i poteri pochi e annebbiati del PdR; è dunque scelta di un soggetto che non deve avere necessariamente una investitura elettorale (anche se inusitatamente gliela se n'è procurata un'imago di tutta fretta), ma solo un consenso delle Camere, deducibile dalle consultazioni che, rapide, si stanno svolgendo. Nessun vulnus alla tanto venerata e inconsistente democrazia italiana (esempio ne sia l'esplosione di gioia festante alla notizia delle dimissioni di Mr. B., che ricordava molto la primavera araba e l'indulgere nel considerare il diciassettennio - potere della scaramanzia - un unicum temporale del regime mediatico). I gruppi parlamentari sono liberi nella decisione, se si verificherà una maggioranza su un nome diverso, si leggerà l'Addio ai Monti e all'Euro.
Sunday, November 13, 2011
Monete uniche
Il tintinnio c'è stato, non di manette come alla fine della I repubblica, ma di monete. E anche questo è un dejà-entendu. A proposito, erano lire o euro? Il ritorno alle monete plurali è stato più volte ventilato nelle tempeste finanziarie che hanno assediato l'Europa. Il problema da tempo avvertito ma cui non si è voluto mai porre rimedio è l'incompletezza, per mancanza di coraggio, della sovrana riforma monetaria. Non si può fabbricare una magnifica auto da corsa radiocomandata e lasciare il telecomando in mano a 23 bambini. Occorreva, dall'inizio, creare un governo economico unitario. Ma tant'è, è banale rimpiangere il non fatto; il nuovo profilo politico che si staglia all'orizzonte è montano, fatto di salite e prima o poi di discese, o il contrario? Dalle discese in campo, nei pianori padani, al rigurgito di orgoglio del predellino, surrogato meccanico di protesi rialzanti occultate nelle calzature, ai monti. La vertigine è di rigore, come, si spera, il programma del neo-premier.
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