Monday, September 9, 2013
Recinti chiusi
Ce lo insegnano i contadini e gli allevatori di bestiame: con il recinto aperto si rischia di far uscire quanto di prezioso vi è custodito. Contestualmente la chiusura serve a proteggere dagli assalti esterni che potrebbero contaminare o distruggere la mandria curata e selezionata. Si starnazza in giro (non pochi oche e ochi, palesemente) che in nome della libertà di allevamento anche i brocchi e i ronzini avrebbero diritto a stare a fianco di puledri e stalloni, violando l'altra libertà dell'allevatore di scegliere, con criteri obiettivi e dietro pianificazione, il numero di allevandi che è in grado di nutrire, seguire, far crescere ed evolvere. Si vuole in sostanza invadere il campo senza preoccuparsi che il cibo resta grosso modo lo stesso e che dunque dovrà essere diviso per più capi e che allora scadrà la qualità che l'allevatore è in grado di assicurare al mantenimento. E si trascura che l'allevatore rispetta una quota solo per garantire a tutti gli allevati un'idonea sistemazione (poniamo, le corse all'ippodromo) e che non potrà evitare agli esclusi una loro utilizzazione secondo la loro funzione secondaria: il macello. Non si possono aprire i recinti e lamentarsi poi che non tutti arrivano, benché qualificati. Le necessità sono preordinate e bisogna rispettarle, pena la macelleria (sociale), già in corso presso altri allevamenti, da tempo e sotto silenzio.
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