No, il correttore di bozze non è ancora in ferie.
Un processo di agglutinamento neurale è in corso, placche di ideali scorrono in un baluginante attrito, continui movimenti tettonici scuotono fragili eteree coscienze.
Sembravano immagini di lancio di un nuovo videogioco, tanto la realtà si è mischiata alla fantasia e viceversa.
Il pericolo connesso ad un assalto al Congresso era ben chiaro. Noto era altresì che gli agenti di sicurezza, ancora presenti i parlamentari nell'edificio, non avrebbero convertito i corridoi in un catwalk (com'è successo in seguito).
E allora, oltre le modalità effettive della sparatoria, mi viene da pensare cosa abbia spinto la folla a rischiare la propria vita. Perché, di norma, dovrebbero essere quelli che hanno tanto da perdere ad esporsi (o meglio a far esporre) per difendere qualcosa. La loro vita (in termini di relazioni umane e forza economica) aveva forse ai loro occhi un valore così basso da poterla giocare su un tavolo di Las Vegas ovvero sarebbe stata talmente compromessa dagli eventi preconizzati e temuti da indurli a non desiderarla più.
Resta un atto di fede. Di una fede, dirompente rispetto ai valori comune-mente accettati (rectius imposti dalla tradizione) e dunque antisociale certo, come ne esistono tante, se esasperate (per lo sport, la religione, i propri principi ad es.), ma pur sempre un momento di completo annullamento dell'essere in una idea, la più lontana dalla nostra, la più remota dalla comunità. Rispettabile, nella misura in cui non leda le altrui libertà, come stabilite dall'ordinamento sociale vigente.
La democrazia è ormai agonica, fondata sulla lotta, sì, ma anche e soprattutto agonizzante ...
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