Cosa dire della lingua italiana? Come una diafana creatura di cristallo mostra la sua fragilità ad ogni contatto con qualsivoglia esponente dell'umana specie. Come nell'ormai declinata pubblica moralità, che si fa beffe di rispetto per gli altri e dignità individuale, anche nell'uso attuale delle parole si affermano arroganti (e affoganti) atteggiamenti di oblio di processi sintattici e strutture grammaticali. I pochissimi modesti esempi che si raccolgono costituiscono solo la cima dell'iceberg: appartengono, senza accedere a pedanti censure, a quella serie di lassismi linguistici cui è ormai inutile porre freno se non si eliminano le ignoranze che li consolidano.
Primo esempio tratto da un sito di specialisti di informatica:"File illegibili e inutilizzabili. Hard disk, l’esperto risponde (http://canali.kataweb.it/kataweb-itech/2009/12/25/hardisk/?ref=rephpsp1)"
Secondo esempio tratto dal sito del Governo italiano: "Dossier e approfondimenti su materie inerenti le Politiche europee (http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/sez_dossier/politiche_com/index.asp)"
Esempio classico di un diffuso malcostume 'burocratese' che è l'applicazione di un approccio di un'esattezza aritmetica: dopo il participio presente ci vuole il complemento oggetto! Analogo destino è subito infatti dall'ermetica parola "afferente". E rappresenta senz'altro il più insopportabile vezzo degli ignoranti di oggi: utilizzassero "riguardanti" e lasciassero in pace i verbi difficili!
Non immune neppure l'organo governativo che dovrebbe disciplinare e dirigere l'esercizio della pubblica istruzione.
D'istruzione manco a parlarne, distruzione senz'altro.