Thursday, August 18, 2011

Scudi e scudetti

Comincia una settimana hot per gli italiani. Per tutti, calciatori e politici. E se i primi, scottati dalla prospettiva di perdere il 10% dei loro introiti, diventano abbronzati molto più di Obama (e come biasimarli se in alcuni casi il valore sottratto corrisponde ad una casa di 100 metri quadri nel centro di Roma), i secondi, soprattutto quelli della cd. maggioranza, che hanno sbandierato la virtù dei conti tenuti e l'intangibilità dei livelli di imposizione fiscale, sudano più di giocatori di Texas Hold'em nel cercare di reperire un meccanismo adatto a racimolare quei pochi miliardi necessari per risanare i conti, inesorabilmente malati. E tra le varie trovate da  prestigiatore (ridurre le aliquote del prelievo del contributo di solidarietà impedendone però la deduzione futura con l'effetto di incrementare in misura decimale la tassazione) si palesa una soluzione che fa a pugni con la logica (e non è una novità) ma anche con la buona fede e la fairness. D'altronde non siamo in Inghilterra e gli italiani non si accorgerebbero dell'ultima violazione, molti in verità neanche della prima per il semplice fatto di averla escogitata. Si parla degli scudi (rientro dei capitali dall'estero in Italia, 'protetti' da un'aliquota minima, dazio di legalizzazione). Ebbene alla tariffa agevolata di ritorno (5-7%) ora i cervelloni ministeriali vorrebbero aggiungere un ulteriore balzello (1-5%, altri addirittura il 15%): un po' come dare il formaggio al topo non per nutrirlo ma per ucciderlo (si badi bene: è una valutazione che prescinde del tutto dalla considerazione della correttezza del comportamento a monte tenuto dagli 'esportatori'). Alla luce di questa ipotesi, a maggior ragione, non so quanti detentori di capitali all'estero siano incentivati all'aderire allo scudo bis, secondo episodio della saga economica, con un'aliquota però superiore a quella della prima puntata, con la prospettiva di essere ritassati nel breve volgere di qualche mese. Ma il punto, come anticipato, è un altro! Si tratta di giocare con la logica: se offro un bene del valore di 20 euro a 5 euro, mi aspetto una fila di acquirenti, in realtà se ne presentano un terzo di quelli attesi, ma se l'anno successivo offro lo stesso bene a 7-10 euro, quali leve psico-economiche penso di utilizzare per indurre gli altri due terzi ad aderire entusiasticamente alla nuova offerta? Sarà il caldo opprimente di questi giorni, ma l'autunno è alle porte, servirà a rinfrescare le idee a tutti.

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