Tuesday, November 24, 2009

Riforma della (in)giustizia

Ma mi chiedo, se si eliminasse mentalmente il profilo del premier dal disegno di legge Alfano, se si dimenticasse che l'effetto della sua approvazione sarebbe la sua assoluzione per estinzione del processo, se la Corte europea dei diritti dell'uomo l'avesse incoraggiata al fine di ripristinare, se mai c'è stato in Italia, un equo processo dalla ragionevole durata, chi avrebbe eccepito alcunché ad una dote di 640 giorni ovvero 4480 ore ovvero 268800 minuti per esaurire un processo concernente reati al di sotto di 10 anni nel massimo della pena edittale? sono esclusi i reati di allarme sociale, sono inclusi quelli di allarme politico-economico. Ma ditemi, è meglio la civilizzazione del processo, che evita l'indeterminata soggezione dell'imputato innocente alle schizofrenie di un'amministrazione della giustizia burocratizzata o l'indulto?
Certo all'accelerazione processuale devono tener dietro una riduzione dell'armamentario dilatorio dell'avvocato, un rigore estremo nella gestione del processo e una concentrazione degli orari di lavoro, con una disciplina delle attività che eviti il collasso del sistema o il rinvio automatico delle cause. Se poi aggiungiamo un bel sorriso stampato in faccia ai magistrati che da pubblici dipendenti forse non potranno sottrarsi al nuovo galateo di Brunetta otterremo, magari, una giustizia efficiente. Benvenuti nel 2040, forse.

1 comment:

Anonymous said...

si confonde la ratio con l'effetto, la disciplina e l'ordine con la solutio legibus
(...ad personam)
meglio curare gli effetti distorsivi di una giustizia malfunzionante, tappare i buchi dei ritardi con la legge pinto, concedersi di tanto in tanto misure deflattive lasciando impuniti i crimini, pur di alleggerire i ruoli, piuttosto che rimuovere la causa alle radici.

"meglio lasciar impuniti i ritardi che non punire un innocente"

paradosso dell'era del garantismo