Tuesday, October 27, 2020

Ristori, pasticci, teatrini, bari e t'imballi

 Tutto in un decreto. Evocativo finanche nel nome dei destinatari dei benefici 'assistenziali'(stici; ma sì esageriamo con gli -ismi), solo parzialmente sufficienti a rettificare un'inevitabile parabola economica decrescente (bene[de]fic[
i]enza senza investimenti, ma semplicemente senza menti). E immagino un mondo parallelo, matrixiano, in cui le dimensioni spazio-temporale sono invertite e la simmetria speculare svela capacità predittive, ovviamente indotte dal regredire verso il problema con una prospettiva futura, con il tanto celebrato senno di poi. E immagino un maggio in cui il tepore solare accarezza frotte di apprendisti infermieri/anestesisti che si recano negli ospedali dove riceveranno un corso intensivo specializzante di quattro mesi per imparare a gestire le intense tensioni che ci saranno e un giugno caldo in cui le casse dello Stato dischiudono i loro battenti per distribuire congrue quantità di risorse destinate all'acquisto di macchinari che serviranno e un luglio bollente in cui siti pubblici dismessi o subutilizzati creano lo spazio necessario per l'accoglienza. 

E un agosto in cui avremo meno disoccupazione, più strutture e spazi sanitari a disposizione, meno pressione sui presidi clinici, e un settembre in cui milioni di zainetti non smetteranno di rimbalzare sulle schiene in una corsa felice e un ottobre sereno in cui libera sia la scelta ammalarsi. Perché anche questo è un diritto, sacrosanto, purché non infranga l'analogo diritto di altri di essere curati. 

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