Che tristezza vedere l'affannarsi di pennivendoli e riempischermo nel seguire schierati e inappuntabili gli ordini editoriali superiori. In Italia come all'estero. Da circa una settimana è bufera mediatica contro la Campania: ogni giorno non c'è telegiornale o rotocalco parapolitico che non si indigni del fatto che la Campania non sia stata collocata in una fascia di colore più scuro di quella che attualmente occupa, a dispetto delle immagini propalate dalle stesse trasmissioni e volte a disegnare uno scenario di degrado e diffusa inciviltà. Certo, comprendo che veder scialare migliaia di giovani su una delle coste più belle d'Italia susciti motivata invidia e, in taluni, particolarmente paranoici, giustificata apprensione. Ma accanirsi nel modo visibile a tutte le ore sui vari media, basandosi vuoi sull'oscillatorietà dell'atteggiamento del presidente della Regione, vuoi sui tentennamenti del Governo, vuoi ancora sulla pressione esercitata da gruppi oscuri (se ne hanno le prove? allora occorre denunciare i fatti, non se ne hanno? allora si cercano o si tace), immalinconisce chi crede che, pur nell'opposizione delle opinioni più svariate, occorra sempre riconoscere diritto di cittadinanza a idee fondate su dati, quantomeno in un sistema che si autodefinisce libero e democratico.
L'ultima perla sulla questione giallo/arancione/rosso, ai limiti del delirio razzista, è apparsa sul seguente blog (forse più correttamente un burp, che non meriterebbe neanche la limitatissima pubblicità in questa sede, ma vale come esempio negativo e come tale è sempre bene aver presente da cosa occorra prendere le distanze per non apparire forzatamente faziosi, ciechi e sordi, sebbene non di nascita, ma di ... occasione): https://www.nicolaporro.it/continua-il-siparietto-sulla-campania/
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