Sunday, October 24, 2010

Grammatica delle idee

Siamo in piena epoca di destrutturazione e deformalizzazione. La prima vittima è l'italiano, parlato e scritto. Per il primo una patina di rassegnazione copre raggelanti svarioni con il convincimento, in buona fede, della fretta di dire; per il secondo il brivido della sgrammaticatura persiste. è il caso di un sedicente (e purtroppo anche eterodicente) scrittore che di mestiere scrive e dunque, visti i risultati, dovrebbe saperlo fare e bene. Dunque, ore 23.00 di un giorno qualsiasi, esauritosi il balletto delle cifre per i compensi a conduttori e condotti televisivi, appare una pubblicità della one night dell'8 novembre: Vieni via con me. Starring: Fabio Fazio. Special guest: Roberto Saviano, che sul verso di una lavagna scrive: resto qui perche'. Sì proprio così: perche'. E se si fosse trattato di un SMS, di una email si sarebbe potuto pensare che non era riuscito a trovare il carattere giusto. No! A mano, con il gessetto che si usava alle elementari, dove dovrebbe tornare a ri-imparare, umilmente, i rudimenti del mestiere con il quale 'campa'.
Dimenticavo: questa è anche la spiegazione del suo successo. La gente, che ignora, non si accorge di nulla: né delle banalità di un aedo del male, né dei suoi errori.

Sunday, May 30, 2010

Diacronie sincronizzate

Il mistero dell'orologeria d'antan. Meccanismi dentati che si intrecciano alla perfezione innescando catene di effetti che si dipanano nella produzione regolare del tempo. Così le strutture elastiche e anamorfiche della rappresentazione dialogano tra loro alla ricerca di identità, contesti, luoghi sempre cangianti, immerse in un racconto liquido su cui galleggia la necessità della comunicazione e affiorano, di tanto in tanto, emozioni radicali che generano, a loro volta, turbinii allegorici a pelo d'acqua, superficiali nella loro evidenza di densi bisensi. Un luna park del 'making of', che avviluppa relazioni perverse e solitudini (d)esistenziali, incidendo nella carne della realtà attraverso la chirurgia della finzione e sovvertendo, con un risultato di spiazzamento, i piani narrativi. La prepotente duttilità degli interpreti, artefici di un'incessante contaminazione dialogica sublimata nel 'tavolo di Babele', annichilisce per la semplicità dei continui cambi di registro. L'incesto diacronico suggerisce la circolarità della vita di chi è creatore e creato in una sintesi laica che deborda nella (co)scienza medica e nel black humorism. Un puzzle frammentato in tanti 'piéces', dai tasselli non sempre connettibili, ma che, ricomposto, ci restituisce un'immagine di dolore acuto, sonoro, che filtra nella malinconia della rigenerazione dei cicli. E affligge i protagonisti in un'affannosa ricerca/rifiuto dell'essere. Ad ognuno manca un pezzo, il pezzo risolutore: un figlio, una madre, un fratello, un padre, la sanità mentale e fisica, la voce (propria e del padre), un amore. Itinerari di privazioni, tortuosi, percorsi nell'ellisse quotidiana senza 'istruzioni per l'uso', ma con la certezza dell'eterno ritorno, pure nel rifiuto globale.

Sunday, May 23, 2010

All the colours of the world

I wish to explain how much a real shell is important to contain a (the most) colourful pearl of the world, but i haven't enough knowledge of the english or italian language in order to make understandable the (b)rainbow that i perceive when i think of her. She can perhaps get the meaning.

Saturday, April 24, 2010

Al Saviano

L'idea di far confrontare (?) Saviano e Al Gore si è concretizzata nel giustapporre un lamentoso aprogettuale che discetta di banalità, tra cui le speranze di pace che la politica dovrebbe realizzare, e che ciò nonostante (o forse per questo) viene applaudito, da un lato, e, dall'altro lato, un esaltato cantore delle nuove forme di comunicazione. Non certo come la frutta mostardata sul gorgonzola...

Saturday, February 20, 2010

Scandalo al sole ligure

Fischi e fiaschi. Così tra sibili di disappunto e spropositi canori tramonta il sessantesimo Festival della canzone. Che ha visto esibirsi come miglior voce (ma in un imbarazzante deserto mentale) Nilla Pizzi e come miglior vestito i merletti delle sorelle (fratelli) bandiera. Ammainata, nel taglia e cuci generale, quella italiana, intinta nella saliva spocchiosa e lecchina del parvenu blasonato, come il buon gusto, trafitto dal voto anonimo da casa, che incorona, giustamente nella sua logica, i propri puledri già avvezzi, si direbbe addestrati, a misurarsi - con i relativi supporters - con i dedali delle voci automatiche. I 3 finalisti ed il vincitore dei giovani nascono come fenomeno mediatico, 'creati' proprio da trasmissioni televisive rette dal demiurgo 'televoto': X-Factor, Amici, Ballando con le stelle. Non c'è spazio per altro, non c'è spazio per altri, che pure avrebbero meritato e non poco. Penso alla sanremesissima Arisa, personalmente insopportabile, ma con una presentazione (ripetizione) di suoni, ritmi, ritornelli, voce, costumi adatta alla vittoria per ironia e gusto retrò; al rap-rockettaro provocatorio di Cristicchi che mai avrebbe potuto vincere, se non nei negozi di musica (se ancora esistono); all'impegnato, troppo, Povia, grillo parlante delle ultime edizioni, dopo i primi spensierati e remunerativi esperimenti paracanori; alla grintosa Irene Grandi. Tutti sommersi da una fetida coltre di democrazia televisiva che, a ben pensarci, altro non è che travestimento di un'oligarchia plutocratica. Chi spende o,75 euro a telefonata per partecipare ad un simulacro di voto collettivo? Chi ce li ha, ne spende sicuramente almeno 75, e chi ne ha di più anche 75000. Sufficienti a portare avanti il proprio beniamino, forse no, ma se ad investire sono case discografiche o nobili decaduti, forse sì.
Anonimo e governato dal calcolo strategico e dalla ricchezza, il televoto ha impoverito di qualità la finale 2010. Vincerà il savoiardo, che urla stonato il suo amore per l'Italia il cui venerabile padre aveva citato in giudizio per un risarcimento inverecondo a causa delle sottrazioni patite nel periodo postfascista? Avvilente.
L'anno scorso Maria De Filippi aveva incoronato il suo pupillo Carta Straccia, quest'anno per pudore si è astenuta, delegando il marito a premiare la chioma ribelle e scostumata di un Amico, Valerio. Che ha gioco facile, con un testo ammiccante ed una melodia accattivante, contro le troppo velenose sciabolate acustiche di Mengoni e le corbellerie svergognate di un paraculo rispetto alla cui ugola i fischi piovuti dall'Ariston sono lirici. Peccato per Pupo e il tenore.

Iper.oca ama.bile

colei che nonostante la disponibilità del testo cifrato e la conoscenza del codice non riesce ad applicarlo. E si innervosisce!