Tuesday, October 27, 2020

Ristori, pasticci, teatrini, bari e t'imballi

 Tutto in un decreto. Evocativo finanche nel nome dei destinatari dei benefici 'assistenziali'(stici; ma sì esageriamo con gli -ismi), solo parzialmente sufficienti a rettificare un'inevitabile parabola economica decrescente (bene[de]fic[
i]enza senza investimenti, ma semplicemente senza menti). E immagino un mondo parallelo, matrixiano, in cui le dimensioni spazio-temporale sono invertite e la simmetria speculare svela capacità predittive, ovviamente indotte dal regredire verso il problema con una prospettiva futura, con il tanto celebrato senno di poi. E immagino un maggio in cui il tepore solare accarezza frotte di apprendisti infermieri/anestesisti che si recano negli ospedali dove riceveranno un corso intensivo specializzante di quattro mesi per imparare a gestire le intense tensioni che ci saranno e un giugno caldo in cui le casse dello Stato dischiudono i loro battenti per distribuire congrue quantità di risorse destinate all'acquisto di macchinari che serviranno e un luglio bollente in cui siti pubblici dismessi o subutilizzati creano lo spazio necessario per l'accoglienza. 

E un agosto in cui avremo meno disoccupazione, più strutture e spazi sanitari a disposizione, meno pressione sui presidi clinici, e un settembre in cui milioni di zainetti non smetteranno di rimbalzare sulle schiene in una corsa felice e un ottobre sereno in cui libera sia la scelta ammalarsi. Perché anche questo è un diritto, sacrosanto, purché non infranga l'analogo diritto di altri di essere curati. 

Sunday, October 25, 2020

Se il tempo fosse un gambero

 

Oggi, 25 ottobre, si celebra la giornata mondiale della pasta. Oggi, 25 ottobre, torna l’ora solare, un’ora in meno di luce serale, in cambio di un’alba anticipata.

    Ci sarà una connessione? - mi sono chiesto. Beh sì, certo, il tempo. Quanti minuti concedete all’acqua gorgogliante di bollori libera(era)tori per penetrare nell’impasto, gelatinizzando l’amido e facendo coagulare il glutine? Certo, detta così diventa decisamente meno appetitosa. Ad ogni modo, io la estraggo dall’acqua - ebbene sì, le reminiscenze di BayWatch, serie TV degli anni ’90, si sono annidate in qualche recesso della mia mente, e riemergono in questi atteggiamenti salvifici - diciamo circa un 20% in meno del tempo consigliato. Croccante? Quasi, ma c’è che la rituffo in un amalgama (sì è maschile, di un genere moderno, open, no binary) sempre diverso di spezie e intingoli, la faccio un po’ sguazzare prima di farle piovere addosso ogni tipo di polvere e scaglie. Gnam.

    Il programma culinario, semplice e lineare, l’ho impartito ieri notte ad un amico, del tutto disavvezzo a fornelli e pentole, che, imbarazzato nel ricevere un ruolo così delicato, insisteva, pregava quasi, di esserne esonerato. Toccava a lui. La sorte aveva deciso per noi. Era tardi, molto. Le ultime parole, prima di lasciarlo alle sue incombenze, furono le mie: “guarda, sono le 2.56, per i bucatini 7 minuti, quindi li tiri fuori alle 3.03 e li mantechi, li condisci etc. ti aspettiamo di là!”. Non era la nostra cena. Era lo ‘sfizio’ della nottata.

Nell’altra sala si discettava di amore in tempi di covid (che originalità…). Delle difficoltà di comunicazione tra partner lontani, separati nella ‘primanera’ del 2020 e mai più incontratisi in un’estate surreale. Si parlava di parentesi (ma anche di catacresi e aferesi), di sospensioni, quindi anche di virgole, brevi, o di punti e virgole, più lunghe, di interruzioni, di punti, allora, non di sutura di cuori lacerati, ma proprio di “period” in senso american english, osservava un altro amico. Di conclusione. Ma vuoi mettere l’ambiguità rassicurante della parola evocata dall’anglofilo… Period, punto fermo che diventa punto di vista, mobile, variabile nell’angolazione, non più puntuale, ma fluido, che scorre come il tempo e che diventa allora illusione di continuità, di non perdita (nonostante il significato colloquiale), di limbo. Non è finita, pensavo, bensì dura. È effettivamente dura. Come la pasta dopo 3-4 minuti di sauna. OMG! Ma eravamo lì ad attendere, non pazienti (per fortuna), il risultato della sfida, del nostro amico impavido candidato a Masterchef, noi coraggiosi-ssimi degustatori. Quanto tempo è passato? Sono ancora le 2, bofonchiava l’anglofilo riverso sul sofà a biascicare ‘chips’, direbbe lui. ANCORA? Il vortice mentale aveva travolto i secondi mai primi, i minuti mai obesi, le ore o mai più e dunque? La pastaaaa! Volo in cucina e … il nostro indomito cercava di domare uno strabordante brodo colloso scoppiettante. Scusa, ma questa pasta è un "po’lenta" – gli dico. Eh lo so - mi risponde -, ma mi hai detto alle 3.03 e sono ancora le 2.30…

Oggi ho giocato con gli orologi di casa, quelli finti antichi, con le lancette e la suoneria. Come chi li possiede ben sa, facilissimi da regolare in avanti, un incubo all’indietro. Una metafora forse della vita. Talvolta è semplice andare avanti ignorando, nascondendosi, per ripararsi da un errore, più complicato tornare indietro, per riparare a un errore. Le incrinature nei rapporti si cristallizzano nel tempo se non si pone pronto rimedio e restano cicatrici nella memoria. Mi piacerebbe girare le lancette indietro fino a quel momento in cui ….

Tuttavia tempus revertit solo in Tenet, di norma tempus fugit, come la giovinezza e l’appetito di una pasta che stanotte purtroppo non tenet.


Saturday, October 24, 2020

Schizosfrenati

 8 mesi da Codogno. Dal paziente 0. Siamo ancora punto e a capo.

Il limite della politica delle opinioni è che si ventilano ipotesi, troppe, e non si ventila in ospedale.

La sicum(')era dei governanti, indifferenti al come sarà, trionfa su un concetto ontologicamente antitetico all'emergenza ma che, se attuato, sarebbe (stato [ormai]) in grado di prevenirla: la programmazione.

Abbiamo fondi europei senza fondo, ma andiamo piano con i piani di impiego. 

Abbiamo avuto mesi di tregua e abbiamo contemplato il rincorrersi delle stagioni, adagiati sullo/a Speranza che 'tutto andrà bene' e 'tutto è sotto controllo'. Il sole bello d'agosto aspettava però una nuova eclissi. Della ragione, anzi di questa proprio un'ellissi. Ora c'è chi è fiero della Fiera e chi della modularità della reazione, ma pare non sia abbastanza. Manca sempre qualcosa. Non più mascherine, anzi, proprio per Halloween (alluìn) ce n'è, ce n'è. Manca l'aria e il coprifuoco, inteso come spegnimento di un consumatore di ossigeno, non ce la può dare. Manca soprattutto chi l'aria sa farla defluire dove serve. Perché? Forse potevano iniziarsi corsi di formazione brevi e intensi per assistenti sanitari? Forse potevano prodursi e acquistarsi più dispositivi? Forse potevano requisirsi e utilizzare o riattare spazi in cui allocare strutture e nuovo personale? è la ragione del post (anche di questo che scrivo), certo, ma ne abbiamo già avuto uno di post, che si è tradotto però, per un mistero anagrammatico ma infine drammatico, in uno stop, senza go. 

Quid nunc?

Statua dell'anarchia

Imp(i)azza la reazione. Degli abbandonati. Dei relitti. Dei marginali. Dei pronti a tutto. Aliunde aizzati forse, coordinati certamente, professionisti della protesta. Ma oltre la cortina, fumogena, della superficie, violenta, c'è la sofferenza di persone dignitose, che si estinguono nel silenzio di un tramonto economico, le cui ombre si annullano nel buio generale. Misure asimmetriche, compensative di un rilassamento nella pianificazione politica e punitive di soggetti irresponsabili, nel senso di senza responsabilità. Quanto costava formare persone essenziali per le attività essenziali (infermieri e anestesisti), quanto costava incrementare, solo per raggiungere i livelli europei medi, la dotazione di dispositivi, strutture e spazi? Quanto costerà (ed è già costato) in termini economici e sociali e psicologici (e di ulteriori danni collaterali) l'incapacità di programmare? Domani si chiude il Festival del Cinema di Roma, si riapre il Festival delle Occasioni mancate.

Mentre il governatore dorme lontano e il sindaco de minimis guarda da lontano. E lo Stato soggiace di fronte alla perdita, meritata, di rispetto.
Stato di anarchia