Giornali, TV, radio sono inondati da un cumulo di bestialità giuridiche, il che non stupisce a sol guardare il livello culturale, anche specialistico, dei rappresentanti del Popolo italiano (ma, a proposito, qual è? si è mai costituito? sono in molti a non esserne accorti). Rappresentanti di un'iperbole retorica che solo la finzione demagogica identifica nella somma dei singoli, consistendo invece, mutando continuamente forma, nella sparuta compagine dei Black Bloc, nelle centinaia di lanciatori di monetine, nei manifestanti, nei P5isti: il Popolo italiano è uno e plurale, in perenne ricerca di identità, non ancora rassegnato alla sua inesistenza. Ebbene sì, anzi no, il Popolo italiano non esiste, o meglio ne esistono almeno 5 o 6, classificabili in base a coordinate geografiche, latitudine di pensiero e longitudine di visione. Ma non è questo il motivo che, da indignado (non demitiano), spinge il cursore a correre sul display retroilluminato. è piuttosto l'abuso del diritto, una violenza da codice penale, perpetrato soprattutto da politici, che ben dovrebbero conoscere la realtà istituzionale, complici poco attenti watchdogs con il tesserino di giornalisti. Si sbandiera, anche da personalità acute e avvedute, dunque con un discreto gradiente di credibilità e suggestione, che l'incarico a Monti costituirebbe un'espropriazione della volontà popolare, un commissariamento del potere politico, etc. Va da sé che nessun serio costituzionalista avallerebbe (e non avvallerebbe come ho letto in una pagina di Italia Oggi, proprio Oggi) un'affermazione così erronea. L'incarico/designazione del PCM in pectore rientra tra i poteri pochi e annebbiati del PdR; è dunque scelta di un soggetto che non deve avere necessariamente una investitura elettorale (anche se inusitatamente gliela se n'è procurata un'imago di tutta fretta), ma solo un consenso delle Camere, deducibile dalle consultazioni che, rapide, si stanno svolgendo. Nessun vulnus alla tanto venerata e inconsistente democrazia italiana (esempio ne sia l'esplosione di gioia festante alla notizia delle dimissioni di Mr. B., che ricordava molto la primavera araba e l'indulgere nel considerare il diciassettennio - potere della scaramanzia - un unicum temporale del regime mediatico). I gruppi parlamentari sono liberi nella decisione, se si verificherà una maggioranza su un nome diverso, si leggerà l'Addio ai Monti e all'Euro.
Sunday, November 13, 2011
Monete uniche
Il tintinnio c'è stato, non di manette come alla fine della I repubblica, ma di monete. E anche questo è un dejà-entendu. A proposito, erano lire o euro? Il ritorno alle monete plurali è stato più volte ventilato nelle tempeste finanziarie che hanno assediato l'Europa. Il problema da tempo avvertito ma cui non si è voluto mai porre rimedio è l'incompletezza, per mancanza di coraggio, della sovrana riforma monetaria. Non si può fabbricare una magnifica auto da corsa radiocomandata e lasciare il telecomando in mano a 23 bambini. Occorreva, dall'inizio, creare un governo economico unitario. Ma tant'è, è banale rimpiangere il non fatto; il nuovo profilo politico che si staglia all'orizzonte è montano, fatto di salite e prima o poi di discese, o il contrario? Dalle discese in campo, nei pianori padani, al rigurgito di orgoglio del predellino, surrogato meccanico di protesi rialzanti occultate nelle calzature, ai monti. La vertigine è di rigore, come, si spera, il programma del neo-premier.
Friday, October 21, 2011
Sunday, October 16, 2011
Le centurie di Magistradamus
Una bella piazza, piena di cciovani ... mi aschpetto molta energia positiva ...
Quanto sei bella Roma quando è sera...
Le solite fandonie giornalistiche.
Era una gita di educati studenti e ne abbiamo le prove.
Qui è chiaro che il capo comitiva raduna gli amici invitandoli a salire sulla corriera.
Notate in quest'altra istantanea l'abilità del mastro di feste che irrora con generosità il grill per la preparazione di salsicce e ottime fiorentine.
lo chef dà istruzioni agli apprendisti pizzaioli su come estrarre una pizza croccante da un forno ormai ribollente
alla bisogna uno sportivo partecipante lancia la panna montata per guarnire squisite delicatezze, ma attenzione al forno sullo sfondo ...
... falso allarme, non c'è da preoccuparsi, con generosa champagneria si conclude lo spumeggiante rinfresco.
Certo un po' di disordine l'avranno creato, ma che sarà mai, con quello che si sente in giro...
Era una gita di educati studenti e ne abbiamo le prove.
Qui è chiaro che il capo comitiva raduna gli amici invitandoli a salire sulla corriera.
Notate in quest'altra istantanea l'abilità del mastro di feste che irrora con generosità il grill per la preparazione di salsicce e ottime fiorentine.
lo chef dà istruzioni agli apprendisti pizzaioli su come estrarre una pizza croccante da un forno ormai ribollente
alla bisogna uno sportivo partecipante lancia la panna montata per guarnire squisite delicatezze, ma attenzione al forno sullo sfondo ...
... falso allarme, non c'è da preoccuparsi, con generosa champagneria si conclude lo spumeggiante rinfresco.
Certo un po' di disordine l'avranno creato, ma che sarà mai, con quello che si sente in giro...
Roma, anno zero
La decivilizzazione si è impadronita delle istituzioni, inermi spettatrici del collasso sociale in corso e delle ricadute più volgari e raccapriccianti evidenziate dalle ennesime devastazioni del centro di Roma. Istituzioni civili garantirebbero la sicurezza del territorio, degli spazi in cui si parcheggia la propria automobile, delle vetrine dei commercianti, degli appartamenti, della fede religiosa dei cittadini. E lo garantirebbero con ogni forza, perché se si incrina il senso di sicurezza viene meno la libertà anche di manifestare. Quanti genitori con bambini si recherebbero ad un corteo a Roma domani? Delle volte la civiltà si manifesta nel rigore e non nella tolleranza. Forze dell'ordine 100 - black block 30. Ma è una sconfitta perché i numeri si riferiscono ai feriti. Solo in Italia, in quest'Italia impaurita e tremante al solo pensiero di esercitare la forza necessaria per reprimere una massa di balordi poteva darsi uno score avvilente di questo tipo. Ma quali tutori dell'ordine lascerebbero distruggere beni pubblici e privati, chiese, banche, strade, i loro stessi automezzi? Non sono in grado di tutelare nulla, dunque meglio licenziarli in blocco. Dal blocco nero al firing block, e di fire ieri se n'è visto...
Thursday, September 29, 2011
Italiano questo sconosciuto
Inutile e disperante il tentativo di digerire le corbellerie grammaticali e sintattiche diffuse su/da/tra gli organi di informazione, principali avamposti dell'educazione culturale (all'italiana). Siamo un paese dall'ottima cucina e tale attitudine contamina le altre capacità al punto di far scrivere come si mangia, masticando parole, deglutendo sillabe, e via dicendo. L'ultima sul CorSera del 29 settembre: a proposito della lettera-messaggio inviata da Trichet, presidente della BCE, al governo italiano in cui si raccomandava più energia nelle operazioni di correzione del bilancio, in riferimento ad alcune manovre correttive 'imposte', il buon Mario Sensini scrive che la manovra di 3 punti di PIL "ha fatto tremare le vene ai polsi di Giulio Tremonti". Sensazione particolare, soprattutto se localizzata; nell'immaginazione poetica dell'articolista suppongo si tratti della contenuta veemenza di un iracondo prima di avere uno scatto feroce di rabbia. Non so se è proprio questo il significato che voleva trasmetterci. Ad ogni modo la citazione dantesca resta tutta sullo sfondo sconsolato di una permanente crisi del linguaggio.
Tuesday, September 27, 2011
Sono magistrati o uccellatori?
Una lepre che persegue uno storto sperando di incastrarlo sotto un mucchio di legno.
Thursday, August 18, 2011
Scudi e scudetti
Comincia una settimana hot per gli italiani. Per tutti, calciatori e politici. E se i primi, scottati dalla prospettiva di perdere il 10% dei loro introiti, diventano abbronzati molto più di Obama (e come biasimarli se in alcuni casi il valore sottratto corrisponde ad una casa di 100 metri quadri nel centro di Roma), i secondi, soprattutto quelli della cd. maggioranza, che hanno sbandierato la virtù dei conti tenuti e l'intangibilità dei livelli di imposizione fiscale, sudano più di giocatori di Texas Hold'em nel cercare di reperire un meccanismo adatto a racimolare quei pochi miliardi necessari per risanare i conti, inesorabilmente malati. E tra le varie trovate da prestigiatore (ridurre le aliquote del prelievo del contributo di solidarietà impedendone però la deduzione futura con l'effetto di incrementare in misura decimale la tassazione) si palesa una soluzione che fa a pugni con la logica (e non è una novità) ma anche con la buona fede e la fairness. D'altronde non siamo in Inghilterra e gli italiani non si accorgerebbero dell'ultima violazione, molti in verità neanche della prima per il semplice fatto di averla escogitata. Si parla degli scudi (rientro dei capitali dall'estero in Italia, 'protetti' da un'aliquota minima, dazio di legalizzazione). Ebbene alla tariffa agevolata di ritorno (5-7%) ora i cervelloni ministeriali vorrebbero aggiungere un ulteriore balzello (1-5%, altri addirittura il 15%): un po' come dare il formaggio al topo non per nutrirlo ma per ucciderlo (si badi bene: è una valutazione che prescinde del tutto dalla considerazione della correttezza del comportamento a monte tenuto dagli 'esportatori'). Alla luce di questa ipotesi, a maggior ragione, non so quanti detentori di capitali all'estero siano incentivati all'aderire allo scudo bis, secondo episodio della saga economica, con un'aliquota però superiore a quella della prima puntata, con la prospettiva di essere ritassati nel breve volgere di qualche mese. Ma il punto, come anticipato, è un altro! Si tratta di giocare con la logica: se offro un bene del valore di 20 euro a 5 euro, mi aspetto una fila di acquirenti, in realtà se ne presentano un terzo di quelli attesi, ma se l'anno successivo offro lo stesso bene a 7-10 euro, quali leve psico-economiche penso di utilizzare per indurre gli altri due terzi ad aderire entusiasticamente alla nuova offerta? Sarà il caldo opprimente di questi giorni, ma l'autunno è alle porte, servirà a rinfrescare le idee a tutti.
Wednesday, August 17, 2011
Logicidio
Passi che la magistratura si faccia scrivere dal parlamento leggi da applicare per trarsi di impaccio dalla pericolosa china presa dalle interpretazioni caso per caso, passi che quando non ci riesce cerchi di dettare le istruzioni redazionali attraverso le sue decisioni, passi che le disapplichi quando non le sono gradite (con rinvio alla Corte costituzionale), ma che proprio un onorevole (nel bene e nel male) potere dello Stato si faccia influenzare dall'opinione pubblica, beh, francamente, mi sembra l'ennesima amara rassegnata constatazione che la pretesa democrazia civile dello Stato italiano si è convertita, non da adesso, in un'allegra anarchia, in cui sono i manifestanti a dettare le regole di comportamento e a programmare l'azione amministrativa del governo, ricevendone guarentigie di impunità (nella maggior parte dei casi) ed è dunque lo sdegno umano e giustificato di qualche cittadino francese a spingere la procura di Alessandria a cambiare idea e, dopo aver pubblicamente annunciato che non ricorrevano i presupposti legali dell'incarcerazione dell'albanese, imprenditore edile, responsabile dell'incidente in cui hanno lasciato questo mondo quattro giovani transalpini, a ordinare la restrizione in carcere dell'indagato (prima per omicidio colposo, lesioni - per il quinto scampato, giuda in stato di ebbrezza, ora, forse, per omicidio volontario).
La vicenda giudiziaria risulta tragicomica: gli inquirenti che applicano la legge lasciando libero l'indagato, i parenti delle vittime che protestano, gli stessi inquirenti che mutano il titolo dell'imputazione (a quanto pare) ovvero trovano elementi di pericolo di fuga, di reiterazione del reato o ... di occultamento delle prove, pur di tenere il responsabile nelle patrie galere e soddisfare così l'opinione pubblica. Reazione ben diversa da parte nostra e soprattutto da parte dei magistrati francesi alle proteste della madre di Daniele Franceschi, deceduto nel carcere di Grasse, in Francia in circostanze tuttora non chiarite.
Tra l'altro ove emergesse che la custodia cautelare ora inflitta dipende dal mutato titolo del reato si confermerebbe ulteriormente la schizofrenia dei rapporti tra popolo, potere legislativo e giudici, atteso che, allo stato, un appartenente all'ordine giudiziario reputa applicabile la fattispecie, ancora in corso di definizione in Parlamento, di omicidio stradale, riservato, malauguratamente, solo a chi si metta alla guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti, dimostrando che non ce n'è alcun bisogno. Si ricorderà che l'azione (quella di bere o di drogarsi) è libera e volontaria e gli effetti che ne discendono vanno tutti riportati nell'alveo volontaristico che li ha generati, sia pure a titolo di accettazione del rischio (in ciò non è dato riscontrare alcuna differenza nel caso di chi deliberatamente sceglie di superare i limiti di velocità, ad esempio, in area abitata, cagionando la morte di pedoni).
Società e diritto, dalla problematica convivenza, si rivelano ancora una volta come la cartina di tornasole e, insieme, i fattori di un progresso e di una civilizzazione agognati ma non ancora raggiunti dalle sedicenti nazioni civili.
Monday, July 25, 2011
[(O)D]IO
Razionale, non pazzo. Solo con la svalutazione delle vite degli altri, della loro importanza all'interno di un disegno strategico della futura comunità, è possibile essere imperturbabili dinanzi all'eccidio e proclamarsi innocente, anzi salvatore. Una coscienza scolpita nel marmo dell'ideologia medievale, nella cessione totale di se stessi ad uno scopo supremo che consiste nella conservazione di una società chiusa e pura, aliena da contaminazioni. La sublimazione di un io potenziato che si afferma, divinamente, nella rappresentazione dinamica dell'idea e, come in un videogioco, diventa tragedia agli occhi di tutti.
Tuesday, July 5, 2011
Who's the Next?
Un grande favore alle donne non lo stanno proprio facendo le ultime esternazioni, isteriche, uterine, di (pseudo)stuprate e di vestali alla cui pudicizia nella notte dei tempi si sarebbe attentato.
Non lo fanno perché banalizzano uno dei crimini più atroci e coprono con un velo di dubbio le future asserzioni, non solo loro, ma di tutta la specie femminile. Che, d'altro canto, uomini dabbene fossero stati additati come mostri per affrettate o indotte asserzioni dell'altra metà del cielo è un dato pacifico almeno quanto la credibilità, a prescindere, pericolosamente e spicciamente conferita dai giudici alle testimonianze delle vittime, di qualsiasi età. Non molto richiede l'apprestamento di circostanze idonee, specie se su alta commissione, specie per alte commissioni.
Non lo fanno perché banalizzano uno dei crimini più atroci e coprono con un velo di dubbio le future asserzioni, non solo loro, ma di tutta la specie femminile. Che, d'altro canto, uomini dabbene fossero stati additati come mostri per affrettate o indotte asserzioni dell'altra metà del cielo è un dato pacifico almeno quanto la credibilità, a prescindere, pericolosamente e spicciamente conferita dai giudici alle testimonianze delle vittime, di qualsiasi età. Non molto richiede l'apprestamento di circostanze idonee, specie se su alta commissione, specie per alte commissioni.
Thursday, June 23, 2011
Il gallo sulla monnezza
E mò? Più che gallo, pulcino anzi Pulcinella. Un uomo due facce (molto simili, tra l'altro) e una maschera. Da europarlamentare risulta essere stato tra i firmatari della mozione che disponeva il blocco dei fondi per l'emergenza rifiuti napoletana (si parla di 150 milioni di euro), almeno fino alla presentazione di un progetto credibile di differenziazione nella raccolta e nello smaltimento. Ora si trova impastoiato, impegolato e "impercolato" nella sua politica retriva. Soluzioni? Casella 7, appena uscito di prigione, sprofonda nella notte molto poco bianca dell'impotenza.
Tuesday, June 21, 2011
Benvenuto!
Evviva. Il pirata del Golfo si è accorto che la sua non era una rivoluzione, ma un arrembaggio. C'ha provato, ha scassato (egli ma anche loro), e mò si sta chiedendo: "Ma io che ce facc' cà?". Qualcuno deve avergli ricordato il suo nuovo mestiere, o meglio la sua nuova App. Dopo aver giocato a "Facciamo i magistrati che si fanno i politici" ora pazzea con il nuovo gingillo "MòNapoli, ovvero Cosa fanno i politici?". E scopre che alla casella n. 5 (come le giornate necessarie per la promessa liberazione di Napoli dai rifiuti) c'è la Camorra, handicApp, che lo tiene nella prigione delle sue idee da bar per un numero indefinito di minuti, ore, settimane. Davvero difficile prevedere che, con la vittoria arancione, Provincia-Regione (sia pure con maggiore morbidezza)-Governo (tutte casualmente berlusconiane) non avrebbero collaborato efficacemente. Ovvero che avrebbero manifestato buone intenzioni e fato fronte comune ma che al fronte la fronte se la sarebbe potuta 'scassare' solo il bendato caporione dell'Armata Brancaconigli.
Thursday, June 16, 2011
Abrogattività
Sì. è finita la tempesta referendaria che ha sconvolto mediaticamente l'ultima settimana. Corale la risposta delle urne, cinerarie, della democrazia (?). Ormai quello che era un cd. istituto di democrazia diretta, funzionale all'espressione, solo in negativo, della volontà popolare è divenuto un elemento del folklore italiano, cristallizzato nell'alternativa bipolare cui ormai i cittadini sembrano avvezzi per effetto, da un lato, di manipolati televoto da casa, dall'altro, della propaganda omicidiaria condotta da anni contro il più cabarettistico dei governi possibili. La diade amico/nemico trova la sua sintesi sociologica negli eventi tragicomici dell'Italia degli ultimi due anni che annaspa dietro un simulacro esangue e malaticcio di alternativa ad un'icona del benestare e del meglio sembrare, in una lotta all'ultimo share.
Sì/No. Via media non est e l'italiano, nostalgico del voto/non voto al centro (ah, la Seicento...), è colto impreparato e non vota o quasi.
Sì/No. Via media non est e l'italiano, nostalgico del voto/non voto al centro (ah, la Seicento...), è colto impreparato e non vota o quasi.
Ma chi ti ha dato la penna???
I lettori del Corriere del Mezzogiorno potranno rinfrancarsi della loro conoscenza claudicante dell'italiano dando un'occhiata fugace, per carità, all'articolo dedicato dal 'giornalista' Marco Perillo alla figura di Pulcinella. In realtà trattasi di una succinta segnalazione di un libro di Francesco Pisano, non meglio accreditato negli studi antropologici che da una parentela con un editore puteolano. A parte le considerazioni intrinseche sui personaggi dell'aneddoto, ciò che giova, è il caso di dire, alle insicurezze degli italoloquenti è il saggio prezioso di familiarità, onestamente alquanto lontana, di qualche generazione, sfoggiato dall'autore dell'articolo quando scrive: Molteplici le 'prove' che confutano le idee e le ricerche dell'autore ...
Ci si attenderebbe allora un severo taglio critico del recensore, acuto conoscitore di altra bibliografia in argomento, ma l'allusione speranzosa, implicita nelle virgolette che isolano la parola, sospendendola in una nuvola dell'immaginario che minaccia folgori punitive, viene prostrata dal prosieguo dell''argomentazione':
... già affiorate nel suo precedente Satana e dio nella tombola napoletana.
Dunque nel lessico famigliare del nostro confutare ha il significato presumibile di sostenere, a meno che non abbia voluto intendere che l'autore si contraddice da solo. Cosa non impossibile, di questi tempi ...
Ci si attenderebbe allora un severo taglio critico del recensore, acuto conoscitore di altra bibliografia in argomento, ma l'allusione speranzosa, implicita nelle virgolette che isolano la parola, sospendendola in una nuvola dell'immaginario che minaccia folgori punitive, viene prostrata dal prosieguo dell''argomentazione':
... già affiorate nel suo precedente Satana e dio nella tombola napoletana.
Dunque nel lessico famigliare del nostro confutare ha il significato presumibile di sostenere, a meno che non abbia voluto intendere che l'autore si contraddice da solo. Cosa non impossibile, di questi tempi ...
Sunday, June 5, 2011
Friday, April 29, 2011
Ad ecclesiam confugere
In un momento politico animato dalle discussioni su richieste e diritti d'asilo, c'è chi all'asilo, di canonica memoria, è costretto. Il candidato sindaco di Napoli del PDL si è riparato infatti nell'area archeologica del complesso di San Lorenzo dalla furia verbale e salivare di beceri cerberi della 'democrazia' che gli contestavano l'affratellamento con i fascisti, che si distinguono, nell'immaginario nazionalpopolare, proprio per atteggiamenti di cui Lettieri è stato paradossalmente vittima. Il riferimento era ai disordini scoppiati in mattinata presso la facoltà di Lettere dell'Università di Napoli, dove, a seguito di scontri tra bande armate rosse e nere (centri sociali e casa Pound), sono state ferite alcune persone.
Machete
Sottile come un rasoio affonda nella sociologia contemporanea dei 'confini' con una precisione di taglio politico ed una leggerezza di tocco chirurgico da cui molti dovrebbero apprendere. Sembra la riedizione a stretto giro di El Grinta, ma l'ironia solleva il film dal pantano dei tradizionali docufilm strappalacrime nonché dalle pastoie retoriche filoreietti e si proietta nell'incarnazione laica di un Salvatore la cui via crucis è lastricata dai corpi esanimi dei suoi cari. Ancora la vendetta impera e con essa il riscatto che non è altro che l'equilibrio tra 'law' e 'right'. Tagliente.
On the movie
Gli ultimi saranno ultimi 2015. Parabola depressiva sulla mancanza di lavoro, le discriminazioni delle donne incinte, la povertà endemica e il confronto sociale. Retorico, con lieto fine.
Irrational man 2015. Woody confeziona l'ennesimo prodotto di fabbrica. Riconoscibilissimo per fattura e nevrosi. La storia di un professore di filosofia ossessionato dal delitto perfetto, che riesce fino ad un certo punto ad attuare, fino a quando la sua fidanzata (oltre che sua studentessa) raccoglie indizi e lo inchioda alle responsabilità. La storia è quella di Scattone. L'interprete maschile gli somiglia.
Io che amo solo te 2015. Bella colonna sonora per un film-spot su Polignano a mare con Scamarcio e Chiatti. Fa il verso al migliore Ozpetek, richiamando i triti motivi del figlio di famiglia gay (Mine vaganti, ad es.), del matrimonio corale con tradimenti incrociati (L'ultimo bacio).
Un'altro anno di Mike Leigh si ispira alla circolarità stagionale della vita del cosmo e delle persone, tipica di certo cinema nippo-coreano autoriflessivo. Un bel film zen.
Boris Il film è la versione allargata dei mitici episodi della serie, con l'effetto di annacquare la densità delle trame tessute nel sottobosco della sovrapproduzione filmica di questi tempi. Borioso, appannato. Gli attori della serie, esplosi in numerosi film italiani (ma dov'è la crisi?), danno del loro meglio altrove.
C'è chi dice no, nonostante la prezzemolina Cortellesi e il convincente Argentero, si avvolge nel luogocomunismo, a livello di sceneggiatura, e si arrotola nell'autocompiacimento alla 'Amici miei', in tono minore, molto minore. c'è chi dovrebbe dire no al film.
Cappuccetto rosso sangue, rievoca le atmosfere di Village, con il senso della comunità protetta da un nemico invisibile, ma affonda nello splatter computeresco di un'ispirazione defavolistica piuttosto depressa. Rosso vergogna.
Diciottanni. Il mondo ai miei piedi. Esempio dell'estrusione della creatività filmica contemporanea. Ingredienti non nuovi, trama acerba incentrata su un giovane dall'infanzia difficile, che cerca nella solitudine dell'intreccio sessuale reiterato la via di fuga da un presente ricco di risorse ma avido di prospettive. Nonostante l'età, immaturo.
Faccio un salto all'Avana. La tristezza di un film sedicente comico è nel vedere ingabbiato l'estro del protagonista in un personaggio scalcinato alla ricerca improbabile del fratello. Meglio un salto nel fiume.
Il cigno nero. Capolavoro impressionista di un viaggio interiore alla ricerca di sé, alla ricerca di sì.
Il sesso aggiunto. Inno alla morte per droga. Prodotto slegato che ricicla i tormenti di un gruppo di tossicodipendenti tra libere scelte ed evasioni vincolate. Scaduto.
Limitless. Sogno dei multitasker. Potenziamento infinito delle capacità mentali.
Notizie dagli scavi. Film cartolina per Roma. Sullo sfondo la storia di un cameriere di una casa aperta, autistico nella misura in cui conduce in giro le protette, oltre che nel ridondare continuamente in discorsi recidivanti autocentrici. Scrittura teatrale interpretata in modo asincrono dai protagonisti. Riesumato senza speranze lazzaresche.
Bitch Slap. Tarantolato. Struttura narrativa a spirale cronologica concentrica retroversa. Naif e grossolano il plot arriva allo spettatore con tutta la sua carica caricaturale, sollevandosi dall'allusione erotizzante e diluendola in un processo di banalizzazione estetizzante esibita e dunque asettica.
Red State. Perfetto ologramma della società americana tutta libertà e, quindi, schiavitù. Licenza e frenesia religiosa che si traduce in ostacolo alla sicurezza quotidiana dei cittadini catturati per la loro lascivia morale e immolati su un altare di pretesa verità assoluta. Si esibisce l'America muscolare con una stoccatina alle facili etichette post-2011 dal cui fondo emerge un rantolo di umanità sconfitta. Ben costruito anceh se un po' banale.
Kill me please. Divertito sguardo surreale su aspiranti suicidi che ricorrono ad una clinica specializzata nel ridare dignità all'estremo atto. L'inizio è promettente ma poi il film si sfilaccia e si suicida anch'esso nell'ultimo canto del(la) cigno/a.
Wrecked. Ha la potenziale intensità di un corto dilatata però per 90 minuti. Con visioni che si ripetono ossessive ma non contribuiscono alla migliore caratterizzazione del personaggio, unico, in un'asfittico one-man-movie, che, ridotto nelle sue dimensioni, sarebbe stato un piccolo capolavoro con sorpresa finale.
Le regole della truffa. Cosa farebbero due bandi di rapinatori di banche se si trovassero nella stessa banca? La risposta, articolata in una trama che ondeggia tra il thriller e lo spt-movie, ce la dà questo film. Che riesce a far sorridere, quasi sempre.
Habemus papam. Ottimo ritmo. Si ingoia come un'ostia, sciogliendosi piano sotto il palato, rilasciando il suo sapore gradatamente, esaurendosi all'improvviso. Piacevole, peccato per la presenza (purtroppo non rapida) del regista, che non costituisce il perno critico del film, ma una divagazione stereotipa e talvolta ossessivamente bacchettona, tranne che nel coinvolgimento dei cardinali nella partita di pallavolo, molto godibile. Retour à l'humanité!
Student services. Argomento scabroso e attuale. Ben modellato. Talvolta recidivo e ridondante. Ma comunica l'angoscia divertita e disperata di chi fa di tutto per tirare avanti.
Area 51. Sciocco ennesimo racconto dei misteri alieni celati da una superficie militare. Con gli alieni cattivi tranne uno, J rod, integrato con la comunità. A tratti comico.
Orcs. Come B-Movie va alla grande. Terrore comicizzato e annacquato.
Abduction. Interessante trama da spy story che si dipana in irrealistiche scene d'amore e lotta. La ricerca casuale delle proprie origini proietta uno sfaccendato studente nel vortice del classico intrigo CIA-agenti dell'Est con prove di forza e uccisioni chirurgiche sulle tracce di un elenco di politici corrotti.
The perfect host. Suspence ad ogni scena. Geniale inizio. Un'anatra all'arancia meccanica, al contrario, perfetta nei suoi ingranaggi dialoganti tra realtà e immaginazione.Un ladruncolo si intrufola nel nido di elefantasie di un solipsista agorafilo che rifrange se stesso negli amici di cui fittiziamente si circonda. La partita a scacchi con la morte è una citazione rielaborata con la carrellata di flashback che attraversano la trama e si intrecciano perfettamente. Potente il prefinale, banale il finale.
Corpo celeste. Italiano. Il rapporto difficile di una tredicenne con il proprio corpo e con gli altri alla ricerca di un'identità da ribelle, nella periferia del Sud.
Drei. Interessante variazione tedesca sul tema delle relazioni a tre proposto, da ultimo, dagli svedesi di Una soluzione razionale. Bella costruzione piramidale che termina non con una ma con tre punte. Imbarazzi e ripicche sono stemperati nell'equilibrio armonico del numero perfetto.
I tre moschettieri. Un po' Matrix, un po' Pirati dei Caraibi. Trama infilzata come uno spiedino, prevedibile e non comunica nulla, salvo annunciare la seconda puntata.
This must be the place. Pietoso percorso psicautoanalitico di un improbabile saggio dell'era contemporanea (in realtà un rocker in pensione più verso Edward mani di forbice che verso Marilyn Manson: divergenza tra apparenza e sostanza) a ritroso nella sua esistenza, colmo di tanta repressione affettiva nei confronti del padre da ridondare in depressione, alla ricerca della vendetta contro la morte delle speranze, condotti entrambi nel rotolante bagaglio della memoria. Una serie di corti di pop art legati dall'identità del protagonista.
Margin Call. La madre di tutte le tempeste finanziarie tra cinismo e rigurgiti acidi di umanità. To be seen along with Wall Street, più sonoro e caciarone, questo, invece, noir, ambientato in una notte anche se il sole splende come a mezzogiorno, in un crepuscolo senza fine delle coscienze carozzate Ferrari. Con Irons e Spacey.
Emotivi anonimi. Voleva essere un clone di Chocolat, voleva essere un film leggero di indagine psicologica, non può essere né l'uno né l'altro, ma solo anonimo come il titolo.
Irrational man 2015. Woody confeziona l'ennesimo prodotto di fabbrica. Riconoscibilissimo per fattura e nevrosi. La storia di un professore di filosofia ossessionato dal delitto perfetto, che riesce fino ad un certo punto ad attuare, fino a quando la sua fidanzata (oltre che sua studentessa) raccoglie indizi e lo inchioda alle responsabilità. La storia è quella di Scattone. L'interprete maschile gli somiglia.
Io che amo solo te 2015. Bella colonna sonora per un film-spot su Polignano a mare con Scamarcio e Chiatti. Fa il verso al migliore Ozpetek, richiamando i triti motivi del figlio di famiglia gay (Mine vaganti, ad es.), del matrimonio corale con tradimenti incrociati (L'ultimo bacio).
Un'altro anno di Mike Leigh si ispira alla circolarità stagionale della vita del cosmo e delle persone, tipica di certo cinema nippo-coreano autoriflessivo. Un bel film zen.
Boris Il film è la versione allargata dei mitici episodi della serie, con l'effetto di annacquare la densità delle trame tessute nel sottobosco della sovrapproduzione filmica di questi tempi. Borioso, appannato. Gli attori della serie, esplosi in numerosi film italiani (ma dov'è la crisi?), danno del loro meglio altrove.
C'è chi dice no, nonostante la prezzemolina Cortellesi e il convincente Argentero, si avvolge nel luogocomunismo, a livello di sceneggiatura, e si arrotola nell'autocompiacimento alla 'Amici miei', in tono minore, molto minore. c'è chi dovrebbe dire no al film.
Cappuccetto rosso sangue, rievoca le atmosfere di Village, con il senso della comunità protetta da un nemico invisibile, ma affonda nello splatter computeresco di un'ispirazione defavolistica piuttosto depressa. Rosso vergogna.
Diciottanni. Il mondo ai miei piedi. Esempio dell'estrusione della creatività filmica contemporanea. Ingredienti non nuovi, trama acerba incentrata su un giovane dall'infanzia difficile, che cerca nella solitudine dell'intreccio sessuale reiterato la via di fuga da un presente ricco di risorse ma avido di prospettive. Nonostante l'età, immaturo.
Faccio un salto all'Avana. La tristezza di un film sedicente comico è nel vedere ingabbiato l'estro del protagonista in un personaggio scalcinato alla ricerca improbabile del fratello. Meglio un salto nel fiume.
Il cigno nero. Capolavoro impressionista di un viaggio interiore alla ricerca di sé, alla ricerca di sì.
Il sesso aggiunto. Inno alla morte per droga. Prodotto slegato che ricicla i tormenti di un gruppo di tossicodipendenti tra libere scelte ed evasioni vincolate. Scaduto.
Limitless. Sogno dei multitasker. Potenziamento infinito delle capacità mentali.
Notizie dagli scavi. Film cartolina per Roma. Sullo sfondo la storia di un cameriere di una casa aperta, autistico nella misura in cui conduce in giro le protette, oltre che nel ridondare continuamente in discorsi recidivanti autocentrici. Scrittura teatrale interpretata in modo asincrono dai protagonisti. Riesumato senza speranze lazzaresche.
Bitch Slap. Tarantolato. Struttura narrativa a spirale cronologica concentrica retroversa. Naif e grossolano il plot arriva allo spettatore con tutta la sua carica caricaturale, sollevandosi dall'allusione erotizzante e diluendola in un processo di banalizzazione estetizzante esibita e dunque asettica.
Red State. Perfetto ologramma della società americana tutta libertà e, quindi, schiavitù. Licenza e frenesia religiosa che si traduce in ostacolo alla sicurezza quotidiana dei cittadini catturati per la loro lascivia morale e immolati su un altare di pretesa verità assoluta. Si esibisce l'America muscolare con una stoccatina alle facili etichette post-2011 dal cui fondo emerge un rantolo di umanità sconfitta. Ben costruito anceh se un po' banale.
Kill me please. Divertito sguardo surreale su aspiranti suicidi che ricorrono ad una clinica specializzata nel ridare dignità all'estremo atto. L'inizio è promettente ma poi il film si sfilaccia e si suicida anch'esso nell'ultimo canto del(la) cigno/a.
Wrecked. Ha la potenziale intensità di un corto dilatata però per 90 minuti. Con visioni che si ripetono ossessive ma non contribuiscono alla migliore caratterizzazione del personaggio, unico, in un'asfittico one-man-movie, che, ridotto nelle sue dimensioni, sarebbe stato un piccolo capolavoro con sorpresa finale.
Le regole della truffa. Cosa farebbero due bandi di rapinatori di banche se si trovassero nella stessa banca? La risposta, articolata in una trama che ondeggia tra il thriller e lo spt-movie, ce la dà questo film. Che riesce a far sorridere, quasi sempre.
Habemus papam. Ottimo ritmo. Si ingoia come un'ostia, sciogliendosi piano sotto il palato, rilasciando il suo sapore gradatamente, esaurendosi all'improvviso. Piacevole, peccato per la presenza (purtroppo non rapida) del regista, che non costituisce il perno critico del film, ma una divagazione stereotipa e talvolta ossessivamente bacchettona, tranne che nel coinvolgimento dei cardinali nella partita di pallavolo, molto godibile. Retour à l'humanité!
Student services. Argomento scabroso e attuale. Ben modellato. Talvolta recidivo e ridondante. Ma comunica l'angoscia divertita e disperata di chi fa di tutto per tirare avanti.
Area 51. Sciocco ennesimo racconto dei misteri alieni celati da una superficie militare. Con gli alieni cattivi tranne uno, J rod, integrato con la comunità. A tratti comico.
Orcs. Come B-Movie va alla grande. Terrore comicizzato e annacquato.
Abduction. Interessante trama da spy story che si dipana in irrealistiche scene d'amore e lotta. La ricerca casuale delle proprie origini proietta uno sfaccendato studente nel vortice del classico intrigo CIA-agenti dell'Est con prove di forza e uccisioni chirurgiche sulle tracce di un elenco di politici corrotti.
The perfect host. Suspence ad ogni scena. Geniale inizio. Un'anatra all'arancia meccanica, al contrario, perfetta nei suoi ingranaggi dialoganti tra realtà e immaginazione.Un ladruncolo si intrufola nel nido di elefantasie di un solipsista agorafilo che rifrange se stesso negli amici di cui fittiziamente si circonda. La partita a scacchi con la morte è una citazione rielaborata con la carrellata di flashback che attraversano la trama e si intrecciano perfettamente. Potente il prefinale, banale il finale.
Corpo celeste. Italiano. Il rapporto difficile di una tredicenne con il proprio corpo e con gli altri alla ricerca di un'identità da ribelle, nella periferia del Sud.
Drei. Interessante variazione tedesca sul tema delle relazioni a tre proposto, da ultimo, dagli svedesi di Una soluzione razionale. Bella costruzione piramidale che termina non con una ma con tre punte. Imbarazzi e ripicche sono stemperati nell'equilibrio armonico del numero perfetto.
I tre moschettieri. Un po' Matrix, un po' Pirati dei Caraibi. Trama infilzata come uno spiedino, prevedibile e non comunica nulla, salvo annunciare la seconda puntata.
This must be the place. Pietoso percorso psicautoanalitico di un improbabile saggio dell'era contemporanea (in realtà un rocker in pensione più verso Edward mani di forbice che verso Marilyn Manson: divergenza tra apparenza e sostanza) a ritroso nella sua esistenza, colmo di tanta repressione affettiva nei confronti del padre da ridondare in depressione, alla ricerca della vendetta contro la morte delle speranze, condotti entrambi nel rotolante bagaglio della memoria. Una serie di corti di pop art legati dall'identità del protagonista.
Margin Call. La madre di tutte le tempeste finanziarie tra cinismo e rigurgiti acidi di umanità. To be seen along with Wall Street, più sonoro e caciarone, questo, invece, noir, ambientato in una notte anche se il sole splende come a mezzogiorno, in un crepuscolo senza fine delle coscienze carozzate Ferrari. Con Irons e Spacey.
Emotivi anonimi. Voleva essere un clone di Chocolat, voleva essere un film leggero di indagine psicologica, non può essere né l'uno né l'altro, ma solo anonimo come il titolo.
Saturday, March 19, 2011
Boomga, Boomga
Quando l'atto di forza è una dimostrazione di debolezza. Di una coalizione che intende esportare la democrazia facendo del(l'o)nanismo ideologico il proprio vessillo, sporco di sangue. Qualcuno si è mai preoccupato di spiegare perché l'Onu ha deciso di perseguire il leader libico? Con una curiosa inversione massmediatica del rapporto causa effetto si vorrebbe ascrivere a Gheddafi la colpa di reprimere, in maniera piuttosto violenta, un disordine interno, puramente interno capeggiato da un gruppo di rivoltosi che intende rovesciare il governo in carica (prescindiamo per il momento dalle modalità dell'ascesa e dalla loro accettabilità). Un gruppo che, si badi bene, la propaganda si era affrettata a definire vittorioso e addirittura alla conquista di tutto il paese, con la proiezione nell'immaginario collettivo di un ritratto del leader oramai sconfitto, ancor più scarmigliato e rintanato in qualche bunker. Poi, improvvisamente, le parti si rovesciano: è il governo in carica che assedia le città per riprenderne il controllo fino alla prossima capitolazione di Bengasi, ultima roccaforte dell'opposizione. Un errore di calcolo che ha inviperito i burattinai spingendoli istericamente, nani in testa, soprattutto il francese, a coinvolgere l'intera comunità internazionale in un'ulteriore guerra non necessaria contro un non nemico che ha dominato una rbellione svoltasi all'interno dei suoi confini, senza aggressioni, se non annunciate in via di ritorsione, verso altri Paesi. Si addebita il classico capo di imputazione: la violazione dei diritti umani. Ma questa c'era ben prima della rivolta e non solo in Libia... Vediamo chi pagherà, per l'ennesima volta, il prezzo di scelte compiute da altre che in gran parte sorvolano le teste dei civili, senza albergarvi, proprio come i Tornado che stanno per scaldare i motori. Se guerra ci sarà non sarà di certo giusta.
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