Penso che il tifo sia una malattia. Quindi penso che i tifosi siano quelli che, al pari dei lebbrosi, siano da tenere lontani per evitare il contagio. Poi scopro che i tifosi sono anche quelli che sventolano bandiere, portano striscioni esilaranti allo stadio, rullano i tamburi (e non solo), cantano accorati (quando la squadra perde) e in coro (quando vince), urlano contro gli avversari del campo e della curva, lanciano bottiglie, pietre, monete manco fossero alla fontana di Trevi, scavalcano barriere, invadono il rettangolo, ignorando il significato di cinque cerchi, ma non quello di botte, da orbi, talvolta anche urbi (ed è la parte più pericolosa). Urbanamente elementi di tal fatta popolano anche la televisione, neutrale per natura, schierata per vocazione, di Rete, per in-vocazione di goal e capita di assistere a funerali del buon senso oggettivo delle cose. Capita che se una squadra del Sud (al momento LA squadra del Sud) gioca in uno stadio del Nord e riceve un rigore a favore, questo sia ineluttabilmente regalato dall'arbitro con una generosità corrispondente all'avidità con cui il medesimo ha negato un altrettale punizione alla squadra di casa. Il commentatore, ex arbitro prestato ad una sedentaria moviola che non gli ha mantenuto evidentemente allenato il colpo d'occhio e l'equidistanza di giudizio, sentenzia senza appello 1. che l'entrata di Manfredini su Lavezzi non è fallosa: è vero prende la palla, ma nel farlo travolge con entrata a forbice il napoletano, almeno da punizione a due in area; 2. che l'intervento di Maggio su Valdes era da punire: e si vede invece la maliziosa zampetta dell'uccellino cileno indugiare nei pressi del ramo fiorito fino ad inciamparvi di previsione (e precisione!).
Evidentemente di azzurro lassù nel cielo della classifica bastano le strisce alternate al nero, non c'è bisogno d'altro, e anzi la petulanza cromatica diventa ossessiva e fastidiosa. Il Napoli può restare al palo, nonostante i travestimenti: oggi indossava un rosso carminio, altro errore, il monocromo non piace. Che l'arbiter moviolae torni in sé presto, per adesso ci ha ricordato che la verità - vera - è relativa, ma quando si utilizzano mezzi di convinzione di massa, anche quella falsa può diventare assoluta.
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la verità "è un sogno obliato"... (U.Saba)
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